domenica 8 luglio 2012

Dies irae

Ascolta il mio clamor, che del mondo il giudice sei!
Nella mia sventura, si arrivasi la mano
e sulla mia front' un ghiaccio collase
na goccia di sogno, e fermo urlase come petalo di fiore
quella forma spirituale che a Geremia ha fatto piangere
nascosto nel cuor della roccia, e ridere e burlarsi sulla hecatombe;
vorrei che mi spiegasi la Scrittura
che la man tua sul marmo ha eretto:

"Dov'è, o Morte 'l tuo pungiglion?"

Cansa vederla prendersi i giusti sulla orbe!
E la parola cigne alla perla, ascoltando nel bramar
voci piatte come quelle del toscano Mugnone:

"Non sarò vedova, ne 'l mio viso verrà pianto"

Con quelle mani pien di muffa, e le dite angolose simili
a cespugli sotto il fuoco invernale,
lei mangia tutti uomini e animali, e nessuno 'l "ferma!" le impone!
I soldati persi vedo tra le spighe,
i corpi dei figli che mai saranno visti della loro madre.

"Dov'è, o sepolto, tua vittoria?"

A spari ha lasciato libera l'anima, quel ragazzo
che sotto 'l dominio di Franco s'ha annato martire.
La sabbia ha morso, incastrato nella tomba
senza possibile ritorno.
Per esser saggio con la penna, di pulcrum califgrafia,
ed il coraggio di denunciar i mostri che dominavano la Spagna,
lui ha visto le Porte al di là del fiume:

"Lasciate ogni speranza, voi ch'intrate".


Addio Federico! A te andremmo i vivi
col barchiere a tagliar 'l Stige!

Crolla nelle mie labbra la preghiera dorata:
"Portammi coi Beati, fra i benedictis".

Rispose quella voce nella spiaggia
che alla forza apparse come un consiglio del angiolo;
saprei dir che spero con parole al ciel ferire
e come 'l battista, la capoccia perdere nel vasoio.

Farà un mare di mani la santa sfera,
quella camera di orror vorrei far saltar in aria:
son vittime del terror, Iddio, riccorda,
crimini così brutti che al Saturno di Goya,
di spanto 'l viso girar li fece.

E poi, venne la ipocresia
che ai fratelli ha fatto forgiar coltelli
come pensieri omicidi ad incidere lontana strada
e ancora tutt'oggi a lor bagna furiosa lite.

Ho visto, mio Signor, anche se la tua voce non rispose
anche 'l tuo rostro facciato altrove hai;
dimmi come farai giustizia con quella persona,
che al ragazzo d' aiutar s' aveva presso a cuor
e dopo alla strada e alla fame ha cacciato via
pulendosi a parole con frasi sorprendenti:
"Ha preferito andarsene, che i piatti lavar".

Vergogna mi fa e arder nel cuore,
saper che alla instituzione di Roma quel signor apprese
e ancora di bugie 'l suo nome presenta "Don",
lieto, a copre di terra
suoi fatti vergognosi; portando con orgoglio la nera divisa,
senza ostacolo nessuno,
e senza eleganza la stola con la croce.

Risposta arriva dal ciel, sensibile a miei sensi
come colomba di giall'oro:

"Mia è la vendetta, Io pagherò".

Abbaglio

Come terra benedetta sia quell'ora
dove il tuo soffio santo,
in fronte, un tuo riccordo,
mi stampò sfuggente come un bacio;

L'angelo fornì l'aria di quel singolo momento,
della beata guerra tra di noi, che, sulla macchina
sempre calda, a martellate fuse;
quel soffio santo vorrei far
rinascere anche si ora dorme.

Non sia mai che la Parca a spenga
il dolce sorbo che ci serviva Amore;
basta saperlo, perché se oggi muoio non vorrei
esser estraneo a te,
Ancor di più, come un mito
Antico e vegeto.

Cado a terra, nera terra del Tartaro infernale
In volo mi nasce in fronte un alto fiore;
le curve disegnate, i miei capelli all'aria ballano
la danza dionisiaca, manca solo il vino;
sangue bolle sulla tua bocca rossa, piena di papaveri
sperti nella fabbricazione
della dolce e dorata miele.

Quel che sogno scomparso,
come un bacio vorrei alla tua vita soffiar;
un giorno pregherai, in ginocchio pensando a me,
Prima che alato Amor,
della tua mente, come il lume sulla miccia
mi spenga in un soffio
e resterò allora come un ricordo, più che morto.